Kerala: la povertà rivestita di bellezza
Le rigogliose palme da cocco, le spiagge soleggiate, le enormi distese d’acqua, la vasta gamma dei colori straordinari di un’antica cultura millenaria rendono incantevole ed unico il territorio del Kerala, disteso in lunghezza nella parte meridionale della Repubblica Indiana.
Accarezzato ad ovest dal Mare Arabico e ad est dai monti nebbiosi del Ghati Occidentale, grazie alla sua ricca diversità naturale e culturale, gode di una posizione geografica unica fra le destinazioni turistiche indiane.
Nonostante siano evidenti i segnali di un processo di sviluppo in atto, soprattutto al riguardo di un’urbanizzazione caotica e disomogenea, il Kerala, racchiude al suo interno una popolazione pacifica ed ospitale che vive tuttora una povertà diffusa e dignitosa, con sacche di povertà estrema nelle quali la vita è strettamente connessa ad una ciotola di riso, oppure è fortemente esposta alla vulnerabilità di una malattia ed all’impossibilità dei poveri di accedere alle cure adeguate.
Di fatto, tutto il territorio, caratterizzato da un vastissimo sistema di lagune che inglobano meravigliose foreste pluviali e di mangrovie, un vero paradiso naturale, mimetizza al suo interno una situazione umana e sociale che stenta ad incamminarsi verso uno sviluppo accettabile e sostenibile.
Il Kerala sintetizza perfettamente la formula della crescita economica che caratterizza l’India di questi ultimi anni, tanto decantata dall’informazione occidentale, ma che non contribuisce affatto alla riduzione della povertà.
Se da una parte più di 1/3 della popolazione del subcontinente indiano è troppo povera per potersi procurare un’alimentazione adeguata, dall’altra la produzione cinematografica ha raggiunto il massimo traguardo mondiale oltrepassando abbondantemente gli indici economici di quella americana.
Ma le statistiche parlano chiaro: un bambino malnutrito su tre vive in India ed è il Paese al mondo in cui si verifica il più alto numero di decessi fra i bambini tra la nascita ed i cinque anni.
Ed ancora, si stima che nel Paese ci siano 12 milioni di bambini sfruttati nei lavori manuali ed esclusi dall’accesso scolare primario; inoltre, la stigmatizzazione sociale e la discriminazione dei sieropositivi continuano ad essere delle barriere per la prevenzione, la cura ed il trattamento, nonostante un numero di malati valutato in almeno cinque milioni.
Nel Kerala la maggior parte della popolazione vive nell’area rurale dove le disparità nell’accesso ai servizi basate su classi, caste, discriminazioni di genere e geografiche sono tuttora enormi.
Ancora oggi, nel Kerala attuale, una donna è un problema economico a causa dell’alto costo della dote matrimoniale e lo Stato detiene il triste primato dei suicidi tra le adolescenti e le adulte.
Con queste premesse cercherò brevemente di riassumere la mia “quinta volta” nel sud dell’India, nel mese di aprile 2008, in visita alla missione di Kottayam delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore e di altre congregazioni con le quali l’Associazione “Missione TAU” ONLUS intrattiene da tempo quei rapporti di amicizia che hanno creato i presupposti per la realizzazione di alcuni progetti di solidarietà.
Ho potuto vedere con i miei occhi il cammino di condivisione nella carità che le comunità religiose hanno intrapreso per contrastare la povertà e per accompagnare la crescita spirituale dei giovani nel rafforzamento della fede e nel discernimento vocazionale, in una splendida adesione al carisma francescano.
Insieme ai miei due amici e splendidi compagni di viaggio, Fernando (quasi venti viaggi in India) ed Antonio alla sua prima esperienza di volontariato internazionale, ho potuto, ancora una volta, ricevere la splendida ospitalità di Suor Teresina e delle sue consorelle nella comunità religiosa di Kottayam, distante poco più di un’ora di viaggio dalla città portuale di Cochin.
Ho potuto finalmente incontrare Suor Maddalena, la Delegata Provinciale, in India da trent’anni, ed intrattenermi a lungo con lei per conoscere la realtà missionaria di Madhira, nell’Andra Pradesh.
La grande stima, l’affetto e l’amicizia non mi impediscono certamente di essere obiettivo quando attesto la mia incondizionata ammirazione per il coraggio missionario di questa grande suora italiana, erede di San Francesco di Assisi: una vera pioniera, una tempra ed una donna instancabile al servizio della carità, veramente inculturata nella realtà indiana!
Ha manifestato i suoi sogni per una casa di accoglienza per le bambine e le ragazze di strada o in difficoltà familiare da realizzare nell’area della missione di Madhira; allo stesso tempo ci ha presentato le diverse realtà di vita comunitaria che si sono ormai consolidate in India e che raccolgono i frutti di un lungo e paziente lavoro di semina nella messe del Signore, sostenuto anche con lo splendido apporto delle adozioni a distanza.
I giorni sono volati incredibilmente veloci, come se tutto il viaggio fosse stato collocato in una dimensione atemporale.
L’India ancora una volta ha donato se stessa: in una terra nella quale i sensi sono sollecitati dai profumi, dagli odori speziati o dalle puzze nauseabonde di una sporcizia troppo spesso visibile, dalla varietà dei colori e dalla vitalità di una natura prorompente, dalla grazia delle donne avvolte nei sari e dal loro incedere elegante, dai volti antichi e pieni di rughe dei pescatori di Kovalam che lottano ogni giorno per poche rupie, dalla vita che si afferma nonostante le fatiche per sopravvivere a se stessa, il visitatore ha la netta sensazione di essere stato fagocitato in qualcosa che lo riporta ad un passato ancestrale, in cui le usanze più antiche convivono con un modernismo che si affaccia sempre più determinato.
Probabilmente i ricordi di un viaggio del genere sono più personali che condivisibili, soprattutto ora che assale la nostalgia dei volti, degli incontri, dei paesaggi e delle sensazioni.
Il rientro è quasi un trauma e la nostalgia afferma il suo ruolo malinconico.
Le vite donate di Suor Teresina, “il sorriso di Kottayam” e delle altre consorelle indiane, di Madre Maddalena, un’italiana ormai indiana, indicano una direzione sicura di impegno e di testimonianza missionaria.
E’ tempo quindi di realizzare nuovi progetti per …. ritornare ancora sulle strade del Kerala!
Luigi Lorenzato, segretario
“Missione TAU” ONLUS
Roma, maggio 2008