Anna, Valentino, Gabriele, Rudi con la sua compagna Anna, David ed Aldo.
Questi i volontari che, nel mese di gennaio 2019, si sono recati in Cameroun e Congo.  Un gruppo di persone con attività lavorative e professionali diverse, con esperienze africane differenti, ma uniti tra loro dallo spirito di cooperazione e dalla volontà di sentirsi utili nel dare una mano a coloro che sono meno fortunati.
Arrivati a Yaounde siamo ospitati in quella che, da anni, è la “nostra” casa in Cameroun, cioè la missione di Nkoabang.
In Nkoabang ci si ferma qualche giorno per acquistare tutto il materiale necessario per i lavori che dovranno essere eseguiti nelle missioni che visiteremo: Gari Gombo (Cameroun) e Sembe (Congo Brazzaville).
Alle due di notte, caricate le grosse Toyota, sino all’inverosimile, si parte per Sembè… il viaggio ci riserva sempre delle impreviste sorprese, la pista rossa e polverosa ci fa pensare e sognare agli antichi viaggiatori in cerca d’avventure, ma, i continui sobbalzi fanno cadere qualche pacco o scatolone che ci riportano immediatamente alla realtà…ma, ma, quanti kilometri abbiamo percorso? Ah, 300? Bene, siamo circa a metà strada, meglio fare colazione.
Dalle magiche borse di Suor Rita appaiono uova sode, buon caffè caldo, bottiglie di acqua e coca cola, da un bianco sacco in cotone bianco una cascata di baguettes copre la tovaglia che era stata distesa sopra il cofano della macchina, una tavola in piena regola. Non manca nulla!  No, appaiono anche le immancabili scatolette di sardine, cibo da me tanto odiato, ma subito mi vien in mente quanto e quanto siano apprezzate dal “Popolo della Foresta”: i Pigmei, talvolta unico cibo per giorni e ricordo quando, anni prima, percorrendo la pista, incontrai i pastori Bororo che accompagnavano il loro bestiame dalle lunghe corna, quale regalo tanto grande quanto apprezzato furono alcune scatolette delle odiate sardine che regalai loro.
Finita la pausa, chiuso il ristorante, si riprende il cammino.
Subito si presenta uno degli spettacoli che la natura africana ci offre: la foresta incontaminata!
Meraviglia della natura, segreto inviolato che custodisce la memoria dell’Uomo, la sua origine e la sua sopravvivenza così come quella dei molti animali che trovano rifugio, cibo, vita.
Con rammarico ho notato che l’Uomo ha già messo mano in questo scrigno pregiudicandone la sua integrità e vita, infatti, in nome del progresso, si stanno aprendo nuove strade sventrando il verde, la foresta primaria.
Fortunatamente rimane ancora parte della primaria foresta che non desta di ammagliare, di stupire ed affascinare coloro che hanno la fortuna di transitarla. Un tunnel verde di kilometri e Kilometri con diversi riflessi di luce e colori, da quella fievole del mattino, quando la foresta si sveglia, a quella della sera che assume tutte le tonalità del rosso.
I suoni degli animali vengono assorbiti o amplificati dalla grande “cassa armonica” della foresta, alcuni gradevoli, altri incutono terrore o rispetto, suoni che sono il richiamo degli animali, un linguaggio che noi “Uomini bianchi” non riusciamo né a tradurre ne comprendere ma, “il popolo della foresta” interpreta suono per suono, distingue perfettamente l’animale che o produce e ne comprende il motivo.
I miei compagni di viaggio che, per la prima volta hanno vissuto questa esperienza, non hanno potuto sottrarsi al fascino della foresta, sono rimasti affascinati, muti per meglio ascoltare e conservare questo dono della natura. La foresta ha affievolito la stanchezza ed ammortizzato i mille salti sul sedile delle Toyota, ha reso più sopportabile la polvere rossa che penetra ovunque e che, al passare dei grossi camion che trasportano i tronchi verso la città provocando nuvole rosse, barriere oltre alle quali non si vede e, per minuti, non si sa né dove siamo né dove stiamo andando. Un piccolo sacrificio che ben vale il grande dono che la foresta ci ha dato.
Tra salti e scossoni, polvere e scatoloni che ci “piovono” sulle braccia e sulle ginocchia, verso le nove di sera affrontiamo il cancello dell’Ospedale di Sembé.
Buio e silenzio, mah pensai, c’è qualcosa che non mi torna, infatti, non appena oltrepassato l’ospedale ed entrati nel cortile della missione il buio svanisce e mille lucine ci vengono incontro, un coro di tutti i bambini delle vicine scuole rompono il silenzio con la bella canzone: “Vous êtes les bienvenus“
E’ scomparsa la stanchezza, la polvere, il mal di schiena! Ero a casa.

Il giorno seguente ci organizziamo per i vari lavori da svolgere. C’era da fare l’ampliamento dell’impianto fotovoltaico, inserire le batterie (che erano arrivate con il container dell’anno precedente) nel complesso esistente, controllare la funzionalità del generatore ed eseguirne la manutenzione, installare un nuovo ecografo in ospedale, rifare parte dell’impianto elettrico sia in ospedale che nelle casette dei dipendenti, sostituire alcuni pannelli di distribuzione dell’energia elettrica ed altri lavori che si erano accumulati.

Anna, che ben conosceva l’ambiente, si è messa subito a disposizione di Sr. Rita e di Anita, per le attività scolastiche dei bambini e dar una mano in ospedale.
Anna, la compagna di Rudi, era la “matricola” ma non si è persa assolutamente d’animo, con uno spirito straordinario ha dato la sua generosa disponibilità in tutto quello che c’era da fare: aiutare in cucina, lavare, stirare, stare con i bimbi e, non ultimo, dare una mano a Rudi come “vice tecnico” nelle mille riparazioni che c’erano da fare.
Valentino, anche lui neofita in Congo, ma esperto d’Africa e soprattutto ottimo tecnico d’apparecchiature biomedicali, ha trovato impiego in mille lavori e grande “mano destra” di David e Aldo nell’ampliamento dell’ impianto fotovoltaico.
Anche per Gabriele era la prima volta di Cameroun e Congo ma non d’Africa avendo prestato per parecchi anni la sua opera di dentista presso l’Ospedale di Wamba, in Kenya.
Gabriele si era portato una valigia piena di attrezzi e strumenti dedicati al suo lavoro, sperava tanto di trovare una bella sedia da dentista, magari un riunito completo, invece…ha trovato tanti denti da curare e tanta povera gente che ne aveva bisogno. Naturalmente la professionalità e la disponibilità hanno avuto la meglio sulla mancanza di apparecchiature super sofisticate.
Dopo la permanenza a Sembé, il gruppo è ritornato a Nkoabang dove Gabriele ha avuto modo di fare ancora un po’ il dentista, Anna ed Anna in missione a dar una mano, Rudi e Valentino a riparare mille cose… lavatrice, ferri da stiro, pompa dell’acqua, rubinetti vari, apparecchiature elettriche ecc ecc
David e Aldo hanno preparato … “la borsa dei ferri” per andare, dopo la partenza degli amici per l’Italia, a GariGombo per una decina di giorni per riparare e collaudare l’impianto fotovoltaico e riparare altre apparecchiature.

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